Bei posti, bella gente

Panorama di Ameglia (Sp)

Questa foto ritrae il bellissimo borgo di Ameglia, dove ho passato una settimana meravigliosa con un gruppo di ragazzi delle scuole terremotate. La Protezione civile locale ci ha offerto una settimana di soggiorno indimenticabile, regalando ai ragazzi un po’ di serenità in attesa delle nuove scuole (e per molti anche delle case!). Abbiamo incontrato gente fantastica, generosa, ospitale, e anche simpatica! Grazie amici, non vi dimenticheremo mai.

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Posto fisso e fattore C.

Ebbene si, alla verde età di 49 annetti suonati, ho per la prima volta un posto fisso! Si, proprio un posto di lavoro con la dicitura “a tempo indeterminato”, di quelli che puoi tenerteli sino alla pensione, a tre dico tre kilometrini da casa: e chi devo ringraziare per tutto ciò? la mia buona stella? Noo. raccomandazioni? Nooo. concorsi? Noooo. intelligenza? Noooooo. Debbo ringraziare proprio Lui, mister C. E’ “grazie” al cancro che ho avuto la certificazione di invalidità e di conseguenza, grazie a Mrs Fornero e M. Profumo che hanno stabilito che l’insegnante precario che si ammala di tumore può farsi riconoscere l’invalidità e di conseguenza il diritto ad un posto fisso di lavoro nella scuola in qualsiasi momento. E quindi io quest’anno ho fatto le mie quattro carte, ho presentato una velocissima dichiarazione on-line a luglio e il 28 agosto mi sono ritrovata insegnante di ruolo. Intendiamoci: io avevo fatto, da sana, ben due concorsi, superati nel 1999, dieci anni di gavetta da supplente, ma niente, il ruolo non arrivava mai, c’era sempre qualcuno che per una ragione o per l’altra mi ricacciava indietro nelle mitiche “graduatorie”. Dovrei essere felice e invece quasi mi vergogno di aver superato ben 15 colleghe solo grazie al fattore C. Sarà che me l’ero immaginato sempre diversamente, ma non riesco a gioire, tutti si congratulano, la scuola è contenta di avermi definitivamente (tra parentesi naturalmente è la mia solita scuola terremotata, ancora senza muri, senza banchi, senza cattedra…),  ma io a essere contenta non ci riesco proprio: forse perchè non riesco a ringraziare Mister C. di essere entrato nella mia vita…

la mia scuola terremotata
la mia vecchia scuola terremotata, sembra intatta invece dentro i muri sono esplosi

Tutti promossi (o quasi!)

Ed eccoci alla fine di questa tornata di esami anomala, segnata per tutti, docenti e studenti, dall’ansia causata dal terremoto. Loro, i ragazzi, sono stati anche questa volta meglio di quanto noi li immaginiamo. Sono stati puntuali, sono tornati da Roma, dalla Calabria, dalle località nelle quali sono tutti sfollati, per sostenere il loro esame. Emozionati il giusto, tutti improvvisamente cresciuti, tutti con la voglia di raccontarci le loro giornate strane, i piccoli e grandi gesti di una quotidianità nuova. E così siamo sfollati, noi e loro, in una scuola nuova ed estranea, che per una settimana è diventata la nostra, abbiamo pranzato nella tenda della protezione civile, ci siamo dati orari ed informazioni su Facebook. Ed oggi è tutto finito, tutti promossi gli ammessi all’esame ( ma non tutti ammessi…), qualcuno ha usufruito di un ”bonus terremoto” senza il quale, forse, le cose sarebbero state un po’ diverse. Ma in generale sono stati bravi, quasi tutti senza libri, senza casa, sono riusciti a prepararsi su alcuni argomenti e a trasformare, loro e noi, quello che poteva essere un esame-burla in un passaggio vero e dignitoso della loro formazione scolastica. Credo che nessuno di loro dimenticherà la strana estate del 2012, “quando dovevamo fare l’esame  e c’è stato il terremoto”…

Bravi ragazzi, auguri per la vostra vita e buona strada!

Privacy

Ogni giorno ci scontriamo con qualcosa che ha che fare con la cosiddetta ''privacy'': dobbiamo firmare nulla-osta, autorizzazioni a trasmettere dati sensibili, dichiarazioni, e a scuola, in nome della privacy, non pubblicano più i nomi dei bocciati e dei promossi in modo visibile dall'esterno, ma solo dentro, in luoghi non aperti del tutto al pubblico. E via di questo passo.
Bene, siamo tutti d'accordo specialmente quando questo riguarda la malattia e infatti, nel mio settore lavorativo, la scuola, non è possibile sapere chi sono le persone che hanno richiesto i benefici della L. 104 proprio per la tutela della privacy . Persone che in sede di assegnazione di posti di lavoro hanno la precedenza nella scelta e il diritto alla sede più vicina a casa.
Per la prima volta, anch'io sono stata beneficiaria di questa priorità di scelta, regalatami dall'incontro col cancro. E infatti, sabato scorso, mi sono recata fiduciosa al luogo in cui si effettuavano le assegnazioni delle cattedre annuali (tralascerò di dire che eravamo in 200,  comprese donne incinte o con neonati al collo in una palestra senz'aria e che parevamo gli albanesi a brindisi vent'anni fa, ma questa è la pacchia dei privilegiati fannulloni che lavorano per lo Stato!).
Bene, dopo lunghissime procedure burocratiche e liti tra i sindacati e i dirigenti, e dopo aver chiesto ad almeno tre persone diverse cosa dovevo fare per far valere la mia precedenza, "sa io ho la 104", è iniziata l' assegnazione in questo modo: il dirigente al microfono ha sbraitato: "tutti quelli dell'invalidità con la 104 vengano qui!", ed in 3, dico tre, tristissime, siamo sfilate davanti agli altri (che ci hanno odiato proprio per quel nostro diritto che superava il loro, di persone sane, al lavoro) e, sempre nel microfono ha letto i nostri nomi, la precedenza "per disabilità personale" o "per familiare disabile" e la sede che abbiamo scelto. Tra l'altro una di noi, aveva la 104 per l'invalidità del figlio, presente alla scena, ma in questo caso è stata l'unica volta che abbiamo pensato che qualcuno sia fortunato ad essere non udente.
Ecco, io non mi vergogno della malattia, non mi vergogno di esercitare un diritto riconosciuto dalla legge, no, io mi vergogno di vivere in un Paese così. 

Povera patria…

Intitolo questo post con le parole di Battiato perchè la situazione è sempre più incerta e il futuro sempre più oscuro. Ieri sera "Report" ha mostrato quel che so da anni, che in questo paese non c'è speranza per i giovani. Mia figlia era con me e sgomenta mi ha chiesto "ma allora noi che faremo?", e io non ho potuto dirle altro che quel che dico ai pochissimi studenti capaci che incontro: "Vattene! impara una lingua straniera e vattene!" In questo paese morirai di tristezza… oggi a scuola parlavo con alcuni giovani supplenti, completamente all'oscuro di quel che faranno tra due o tre mesi, alcuni vengono dal nostro disperato Sud e sanno che non possono tornarvi a meno di entrare nell'illegalità, chè altro non troveranno.
In mezzo a questo sfacelo mi stupisco ogni volta che trovo qualcosa che funziona, come il bell'ospedale di provincia nel quale mi reco per le analisi, preciso, pulito, puntuale, efficace. So bene che di cose che funzionano ce ne sono, ma quelle che non vanno sono così tante che sembrano ricoprire tutte le altre…
Scusatemi per questo post triste, ma come ogni anno si avvicina la fine della scuola e la tristezza mi prende di fronte ad un altro anno gettato via (perchè avere studenti che non studiano, genitori che non collaborano, bidelli che non lavorano, è gettare via un anno!) . Oggi ho scoperto che il 90% dei miei studneti non è mai stato a Venezia e nessuno è mai stato a Roma: ecco io credo che l'ignoranza e la povertà siano questo.
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Primo pit stop ai box e ripartenza!

Al giro di boa del primo anno dall'inizio delle terapie gli esami paiono ok, mancano ancora i markers ma intanto eco, rx e mammo sono tutti negativi ed è già qualcosa.
Ora aspettiamo di vedere l'emocromo e la visita oncologica (martedi prox), ma non dovrebbero riservare sorprese.
E così ho festeggiato col baffo andando a mangiare un piatto di pasta agli scampi nello stesso posto in cui mi aveva portato piangente più di un anno fa. Non ricordavo alcun sapore, alcuna pietanza di quel giorno ed ho insistito io per andarci, per esorcizzare quel brutto ricordo. E' stato come vedere sotto il sole lo stesso paesaggio  che si è visto la prima volta in un giorno piovoso….e allora dopo la pasta ho gridato "abbasso la dieta" e mi sono fatta una meraviglia di cassata alla siciliana fatta dal pasticcere siculo che era una goduria assoluta !!!  
E oggi di nuovo al lavoro, con più ottimismo e prospettive davanti a me; un altro anno scolastico finisce, ben diversamente dal precedente. So che fra un anno la situazione potrebbe essere ancora diversa, ma intanto godiamoci l'oggi!

Ritorno

E anche la gita scolastica è andata! quattro giorni quattro tra Dijon e le campagne borgognone, con 33 scavezzacolli, ma tutto sommato il bilancio è positivo: sacrificando il nostro sonno notturno abbiamo montato la guardia nei corridoi e fatto retate e controlli a sorpresa, e le notti sono passate abbastanza tranquille. Scansato il cerbero direttore dell'hotel e ammansitolo abbiamo anche scoperto che era di orgine italiana, anzi friulana, e dopo alcune abbaiate è finita a tarallucci e vino… :-)) Più arduo contenere i boys davanti alle vetrine dei kebab e dei negozi di scarpe dove hanno speso tutto il possibile… Riguardo alla parte culturale direi che 15 minuti di attenzione in quattro giorni li hanno prestati a me e alla guida e tutto sommato è già tanto!

Prima che dimentichino tutto sarà meglio parlarne in classe e fissare qualche ricordo utile alla carriera scolastica…

…. ma che fatica!! eppure io credo che il gioco valga davvero la candela: i ragazzi in gita sono diversi, danno la possibilità di vederli sotto un'altra luce, di capire cose che dietro la maschera del quotidiano scolastico non capiresti mai e che sono molto vicine alla vita vera… arrivederci a quest'altro anno, che sarà come sempre diverso e inimitabile!

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p.s.: nella foto, una via centrale di Dijon

Noi che..

Copio e incollo da Cris questo post che merita:…

–     Noi, che le nostre mamme mica ci hanno visti con l'ecografia.
–     Noi, che a scuola ci andavamo da soli e da soli tornavamo.
–     Noi, che la scuola durava fino alla mezza e poi andavamo a casa per il pranzo con tutta la famiglia (si, anche con papà).
–     Noi, che eravamo tutti buoni compagni di classe, ma se c'era qualche bullo, ci pensava il maestro a sistemarlo sul serio.
–     Noi, che se a scuola la maestra ti dava un ceffone, mamma a casa te ne dava 2.
–     Noi, che se a scuola la maestra ti metteva una nota sul diario, a casa erano guai.
–     Noi, che quando a scuola c'era l'ora di ginnastica partivamo da casa in tuta, tutti felici.
–     Noi, che la gita annuale era un evento speciale e nelle foto eravamo sempre sorridenti.
–     Noi, che le ricerche le facevamo in biblioteca, mica su internet.
–     Noi, che la vita di quartiere era piacevole e serena.
–     Noi, che andare al mare nei sedili posteriori della 850 di papà o nella 1100 di nonno era una passeggiata speciale e serbiamo ancora il ricordo di un bagno "pulito" a Rimini o a Fregene.
–     Noi, che alla Domenica andavamo sempre al ristorante, perché ogni papà poteva permetterselo.
–     Noi che alla Domenica c’erano sempre le paste.
–     Noi, che facevamo 4 mesi di vacanza al mare, da Giugno a Settembre.
–     Noi, che non avevamo videogiochi, né registratori, né computer. Ma avevamo tanti amici .
–     Noi, che per cambiare canale alla TV dovevamo alzarci e i canali erano solo 2.
–     Noi, che andavamo a letto dopo Carosello.
–     Noi, che sapevamo che era pronta la cena perché c'era Happy Days con Fonzie.
–     Noi, che guardavamo allucinati il futuro con "Spazio 1999" .
–     Noi, che se la notte ti svegliavi e accendevi la TV vedevi solo il monoscopio Rai con le nuvole o le pecorelle di interruzione delle trasmissioni.
–     Noi, che ci sentivamo ricchi se avevamo 'Parco Della Vittoria e Viale Dei Giardini'.
–     Noi, che i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando il piede cresceva.
–     Noi, che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la bici era il più fico e che se anche andavi in strada non era così pericoloso.
–     Noi, che dopo la prima partita c'era la rivincita, e poi la bella, e poi la bella della bella.
–     Noi, che avevamo il 'nascondiglio segreto' con il 'passaggio segreto'.
–     Noi, che giocavamo a nomi-cose-animali-città.
–     Noi, che ci divertivamo anche facendo Strega-comanda-colori.
–     Noi, che ci mancavano sempre 4 figurine per finire l'album Panini (celò, celò, celò, celò, celò, celò, mi manca!).
–     Noi, che suonavamo al campanello per chiedere se c'era l'amico in casa, ma che a quelli degli altri suonavamo e poi scappavamo.
–     Noi, che compravamo dal fornaio pizza bianca e mortadella per 100 lire (= • 0,050!) e non andavamo dal dietologo per problemi di sovrappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare.
–     Noi, che bevevamo acqua dal tubo del giardino, non da una bottiglia in PET  
–     Noi, che  un gelato costava 50 lire (= • 0,025!).
–     Noi, che le cassette se le mangiava il mangianastri, e ci toccava riavvolgere il nastro con la Bic.
–     Noi, che sentivamo la musica nei mangiadischi sui 45 giri vinile (non nell'Ipod) e adesso se ne vedi uno in un negozio di modernariato tuo figlio ti chiede cos'è.
–     Noi, che al cinema usciva un cartone animato ogni 10 anni e vedevi sempre gli stessi tre o quattro e solo di Disney.
–     Noi, che non avevamo cellulari (c'erano le cabine SIP per telefonare) e nessuno poteva rintracciarci, ma tanto eravamo sicuri anche ai giardinetti.
–     Noi, che giocavamo a pallone in mezzo alla strada con l'unico obbligo di rientrare prima del tramonto.
–     Noi, che trascorrevamo ore a costruirci carretti per lanciarci poi senza freni, finendo inevitabilmente in fossi e cespugli.
–     Noi, che ci sbucciavamo il ginocchio, ci mettevamo il mercuro cromo, e più era rosso più eri fico.
–     Noi, che giocavamo con sassi e legni, palline e carte.
–     Noi, che le barzellette erano Pierino, il fantasma formaggino o c'è un francese-un tedesco-un italiano.
–     Noi, che c'era la Polaroid e aspettavi che si vedesse la foto.
–     Noi, che la Barbie aveva le gambe rigide.
–     Noi, che il 1° Novembre era 'Ognissanti', mica Halloween.
–     Noi, che l'unica merendina era il Buondì Motta con i chicchi di zucchero sopra la glassa.
–     Noi, che il Raider faceva concorrenza al Mars.
–     Noi, che a scuola le caramelle costavano 5 lire.
–     Noi, che si suonava la pianola Bontempi.
–     Noi, che la Ferrari era Lauda e Alboreto, la McLaren Prost , la Williams Mansell , la Lotus Senna e Piquet e la Benetton Nannini e la Tyrrel a 6 ruote!
–     Noi, che la penitenza era 'dire-fare-baciare-lettera-testamento'.
–     Noi, che ci emozionavamo per un bacio su una guancia.
–     Noi, che il Ciao e il Boxer si accendevano pedalando.
–     Noi, che nei mercatini dell'antiquariato troviamo i giocattoli di quando eravamo piccoli e diciamo "guarda! te lo ricordi?" e poi sentiamo un nodo in gola.
–     Noi, che siamo ancora qui e certe cose le abbiamo dimenticate e sorridiamo quando ce le ricordiamo.
–     Noi, che vivevamo negli anni di piombo, ed abbiamo visto  le  lotte sociali e di classe.
–     Noi, che votavamo per i partiti della 1° Repubblica: MSI, DC, PRI, PLI, PSI, PCI, e non per 70 diversi gruppi dai nomi fantasiosi.
–     Noi, che abbiamo trovato lavoro tutti e subito.

Noi, che siamo stati tutte queste cose e tanto altro ancora.
Questa è la nostra storia.

Se appartieni a questa generazione, invia questo messaggio ai tuoi amici e conoscenti della tua stessa generazione . 

Ma anche a gente più giovane perché sappia com'era bella la nostra vita … anche se si chiederà come abbiamo potuto distruggere fino a questo punto la sua …

IO SONO UN’INSEGNANTE E ME NE VANTO!!

Scusate tutte,
ma sempre più spesso mi capita di leggere nei post dedicati a problemi coi figli a scuola, tirate deliranti contro l'intero corpo insegnante nazionale. Com'è facile giudicare! Il nostro lavoro è uno dei più delicati e peggio pagati che esistano! Forse non tutti sapete che in primis, la pagnotta noi la rischiamo continuamente, perchè sulla scuola italiana non ci sono più certezze da tempo e ormai i "tagli" avvengono in misura tale e senza alcun criterio che non sia la demagogia pura, da far sì che nessuno abbia più il posto garantito.
Lavorare senza sapere se tra un anno (nel migliore dei casi) si sarà ancora nello stesso luogo è molto difficile. In una delle mie classi in questi giorni stanno cambiando il terzo professore di matematica dell'anno: cosa credete che possano imparare così? Che insegnanti attenti e sensibili possiamo essere se cambiamo classe durante l'anno (e ci vogliono mesi anche solo per imparare i nomi). Io ho 5 classi, 120 studenti in tutto, arrivo a fine anno senza riuscire a memorizzare i loro nomi associandoli ai volti…. E pensate che faccio un part-time ( a metà stipendio) altrimenti ne avrei quasi il doppio.
Noi non produciamo scarpe e nemmeno bulloni. Noi aiutiamo i ragazzi a crescere, NONOSTANTE i loro genitori, che fanno spesso di tutto per scaricare sulla scuola tutte le responsabilità educative e che non hanno mai tempo per i loro figli (me lo dicono i ragazzi, non me lo invento).  
La scuola ha molti limiti, prima di tutto la burocrazia nella quale affoga e alla quale nessun ministro mette mano, anzi aumentandola continuamente, burocrazia che non aiuta a snellire i rapporti con le famiglie: ad esempio, nei consigli di classe del 20 gennaio si decide di convocare alcuni genitori per comunicazioni, ma tra moduli, segreteria e appuntamento, gli incontri si tengono questa settimana, con le pagelle già in arrivo, quindi troppo tardi per influire sui risultati di questo quadrimestre !
So che nella categoria ci sono dei profittatori e degli scansafatiche, tutti ne abbiamo conosciuto qualcuno, ma vi assicuro che sono molti meno di quanto si crede, e che godono dle più ampio discredito tra i colleghi, proprio perchè danneggiano tutta la categoria. E' vero invece che noi siamo lavoratori come gli altri, col diritto alla malattia e alla maternità, e che purtroppo, non producendo scarpe o bulloni, la nostra assenza giustificatissima viene vista come colpevole assenteismo solo perchè si nota.
Ma non voglio annoiare nessuno facendo presente quante donne ci sono nel corpo insegante, tutte madri, mogli, figlie, che dopo la scuola hanno una casa e dei figli o dei genitori anziani a cui badare, e alle quali non è permesso arrivare in ritardo per portare il bimbo a scuola (sic!)
Noi se stiamo male dobbiamo alzarci la mattina alle 7 e fare una comunicazione alla scuola perchè possano sostituirci, poi chiamiamo il medico e attendiamo chiuse in casa per 8 ore (anche se ne lavoriamo 4 o 5), la visita fiscale obbligatoria. E ci conviene ammalarci due giorni, perchè per il primo ci decurtano lo stipendio del 10% giornaliero (Legge Brunetta). Anche se hai un cancro. 
Scusate lo sfogo, ma leggere questi attacchi continui ad un'intera categoria generalizzando casi particolari, fa davvero male.

p.s.: sfido chiunque a trovare una professione per praticare la quale si studia per 20 anni e che è retribuita come un operaio della categoria più bassa.

Ritorno al lavoro

Ahi, le vacanze son finite davvero stavolta: domani si torna al lavoro e alla scuola, che per me coincidono! Al piano di sopra la Figlia fa i compiti e qui giù io faccio i miei, ossia correggo le verifiche fatte prima di Natale e mi preparo a portare MOOOLTO carbone ai miei befanotti !! Che temo ritroverò ancora più in crisi e naturalmente senza compiti fatti… bleah! Con degli studenti come i miei passa qualsiasi voglia di andare a scuola, che dire??? Urge trovare nuove motivazioni per riuscire ad andare avanti, mi concentrerò sullo sguardo dei più attenti per evitare di incattivirmi guardando sempre quelli che di me se ne strafregano e si fanno gli affari loro durante la mia povera lezione  Per fortuna ho colleghe simpatiche che ho voglia di rivedere e con le quali condividere la fatica, altrimenti il rientro sarebbe tremendo. Forza!
Buon rientro a tutte.