Voglia di normalità

Ho lasciato questo blog un anno fa, pensando che ormai la fase della malattia conclusa, non mi fosse più necessario. Era stato parte della terapia, e ora la terapia stava finendo e avevo voglia, tanta di normalità, di banalità, di riprendere del tutto le vecchie abitudini… Da quell’ormai lontano 2010 sono cambiate molte cose nella socialità, Facebook e Twitter e poi Whatsapp e Telegram ci hanno reso più immediati gli scambi di idee, il passaggio di informazioni, e anche, (purtroppo?) il riversamento di emozioni, arrabbiature, nevrosi. Nel 2010 non era pensabile un’Italia nella quale le dimissioni del Presidente del Consiglio fossero annunciate prima su Twitter che in Parlamento! E anche nel nostro piccolo circolo di cancer-bloggheresse i social hanno preso spesso il posto del blog.

Meglio? Peggio? Non lo so, certo è diverso. Oggi come oggi so che dopo sei anni alcune di noi stanno ancora stabilmente comunicando con questo strumento, altre lo hanno via via abbandonato, altre ancora sono tornate alla scrittura dopo qualche tempo. Credo di appartenere a quest’ultima categoria: e allora ben tornato blog, benvenuto 2017 nuovo nuovo. E naturalmente, auguri !

p8

Pubblicità

Cinque anni, una vita

E così sono passati cinque anni. Cinque anni da quel maledetto 1° marzo in cui ho incontrato il fattore C. Cinque anni da quel 26 marzo che lo ha tolto dal mio corpo. Cinque anni da quel 24 aprile che mi ha tolto i linfonodi e lasciato una piccola invalidità al braccio sinistro. Cinque anni da quel 24 maggio in cui ho fatto la prima puntura di Enantone e ho abbandonato per sempre la mia vita fertile. Cinque anni da quel 19 luglio in cui ho iniziato 36 sedute di radioterapia. In tutti questi Cancer-versari pensavo che avrei scritto per parlarne, ma non sono riuscita perchè i miei anniversari si sono mischiati ad altri avvenimenti, alcuni dei quali tremendi: alcuni amici se ne sono andati stroncati da questo male, e la loro partenza mi ha mandato in pezzi, mi ha fatto sentire ingiustamente graziata da una sentenza comune…

Poi l’evento felice, mia figlia si è diplomata e anche questo mi ha riportato a quei giorni, mentre lei sosteneva l’esame di terza media, la prima prova della sua vita, e io iniziavo la cura col Tamox e cercavo di essere positiva dicendole che avremmo terminato insieme: io la cura e lei il liceo. E ora è partita, prima le capitali europee, ora il campeggio in montagna,  e noi due a doverci reinventare una vita da soli, sempre genitori ma in modo diverso, meno presente.

Ed ora pare facile  il futuro davanti, ma mi spaventa ogni giorno non dover prendere nessuna medicina, e il sonno perduto nelle smanie della menopausa indotta non l’ho mai più ritrovato, nè tranquillanti nè tisane riescono a riportarmelo indietro, così come non si possono riavere gli anni trascorsi.

Sento che questi cinque anni di cure hanno accelerato il ritmo che avrebbe avuto il mio invecchiare, a 47 anni ero nel pieno della forma e della forza fisica, che non ho più ritrovato, ed ero convinta che sarei invecchiata piano, come mia madre e mia nonna, belle sino a tarda età, forti ed energiche come io non sono mai stata.

Ma soprattutto non ho più ritrovato l’entusiasmo e l’energia vitale che avevo, e che ho speso in questa lotta, per non mollare di un millimetro nei confronti del male, per arrivare a questo traguardo. E c’è una cosa che non mi abbandonerà più e che prima non conoscevo: la paura. La paura che torni.

No, ancora un altro no!

Basta, non è possibile, anche oggi è morto un caro amico, di cancro, e io non ne posso più di questa strage, di tutti questi più giovani di me che ci lasciano troppo presto, che lasciano famiglie straziate, in questa guerra silenziosa e spietata che non si riesce a vincere. “nel cuore nessuna croce manca. E’ il mio cuore il paese più straziato” (Ungaretti)

Je suis Charlie, je suis française

Noi il 7 gennaio a Reggio Emilia, in Italia, festeggiamo come ogni anno la nascita della bandiera Tricolore. 218 anni fa i popoli della nostra regione decisero di unirsi, di creare la Repubblica Cispadana sul modello della Repubblica Francese nata dalla Rivoluzione, di abbattere il giogo dei dominatori stranieri secolari, dei principi dispotici. Quel giorno nasceva il primo embrione di stato moderno e democratico in Italia, che adottava come propria la bandiera che ancora oggi sventola sui nostri edifici, copre i nostri morti.
Alla stessa ora, durante i festeggiamenti, a Parigi un commando stragista effettuava l’orribile eccidio di giornalisti di “Charlie hebdo”, colpendo proprio quella libertà di stampa e di critica che è il sale e il fondamento della democrazia occidentale da due secoli.
Ecco, la riprova che quella del 7 gennaio non era solo una commemorazione e che è necessario ricordare sempre  tutti coloro che sono morti per difendere la libertà simboleggiata dal tricolore, è proprio nell’attentato avvenuto contemporaneamente alla nostra festa.
Quegli ideali di Libertà, Uguaglianza, Fraternità, che vennero posti alla base dello Stato francese e delle Repubbliche “giacobine” italiane che lo emularono, nacquero dalla rivoluzione intellettuale illuminista che fece della libertà di stampa e di satira il cavallo di battaglia, il grimaldello per abbattere l’Ancien Régime. Migliaia di libri nei secoli sono stati mandati al rogo, centinaia di intellettuali perseguitati per le loro idee, le critiche al potere, la satira, ma ciò non ha fermato l’avanzata della libertà e delle idee o del progresso scientifico.
Purtroppo la follia non si è fermata al 7 gennaio, è continuata per due giorni, sino all’epilogo drammatico e surreale che ci ha tenuti tutti incollati alle tv per un pomeriggio, come era accaduto solo per l’11 settembre americano.
Qualcuno ha detto che è stato l’11/09 dell’Europa, ma io credo di no: la risposta è nella manifestazione di oggi a Parigi, e in tante altre città, compresa la nostra Reggio. L’Europa non ha reagito bombardando ma unendosi, attorno a quelle tre parole che ne hanno segnato il cammino verso la Democrazia: Liberté, Egalité, Fraternité.
“Charlie Hebdo” era certo volgare, può non piacere, ma nessuno, ripeto nessuno può mettere in dubbio il suo diritto ad esistere, e soprattutto il diritto alla vita dei suoi redattori. Oui, aujourd’hui je suis Charlie.

Ancora un altro Natale

E’ un altro Natale, e anche quest’anno c’è  chi, cari amici, lo passerà combattendo il male, combattendo il cancro. Anche quest’anno c’è chi, perone vicine, a pochi giorni dalle feste seppellirà un caro amato. Anche quest’anno c’è chi, colleghe di lavoro, uscirà dall’ospedale proprio alla Vigilia.

Intanto la Tv trasmette Telethon, pubblicizza stelle di Natale per combattere il cancro, arance della salute e bambole di pezza: se bastasse uno solo di questi gesti per ridare il sorriso a una delle persone per le quali soffro oggi, darei tutto.

Purtroppo la lotta è ancora lunga, la battaglia dura, voglio credere di poter vedere quel giorno, ma intanto quante amiche non ce l’hanno fatta!

Scusatemi, ma non riesco a essere di umore festoso in questi giorni, non faccio che pensare a tutti quelli che ho incontrato e lasciato per strada, questo è il quinto Natale del “dopo” per me, ognuno vissuto come fosse il primo e l’ultimo di cento e cento.

Auguri.

Il riposo del guerriero

Oltreilcancro

Hai combattuto con coraggio, con grinta, con ironia.
Hai lasciato il campo con onore, a testa alta, consapevole di avere fatto e dato tutto il possibile.
Ci hai lasciato bellissime parole, piene di spirito e di saggezza.
Ci resta il tuo ricordo. Resta il rimpianto di non averti avuto accanto più a lungo. Restano le lacrime e un dolore che non se ne va.
Ora riposa, Alessio, la tua guerra è finita.
Ciao, troppo giovane amico.
Ciao guerriero, non ti dimenticheremo

View original post

Ogni giorno ha la sua pena

Non ho fatto in tempo a scrivere un post liberatorio, ad essere felice per la mia Tac negativa e la ”promozione” al controllo semestrale, che una nuova tragica notizia si è abbattuta sulla nostra piccola comunità di cancer-bloggers: ieri mattina, 5 agosto è mancato Gabriele un dolcissimo ragazzo di 20 anni, che ha combattuto contro la bestia terribile, inutilmente purtroppo, da quando non ne aveva che sedici.
Per molte di noi poteva essere un figlio, per altre un fratello minore, e la sua perdita è per noi tutte un lutto pesante, ci toglie un po’ di speranza nel futuro.
Alla sua famiglia che non conosco va il mio pensiero più affettuoso in questo momento di indicibile dolore per due genitori. Gabriele amava la cultura classica, e lo saluto coi versi di Marziale: la terra ti sia lieve…