Non ho parole migliori da usare oggi di quelle di Zia Cris e ve le lascio
Categoria: cancro al seno

Good news and be calm !
Gli ultimi mesi sono stati pesanti, pervasi da una profonda tristezza causata anche dalla perdita di amici cari e congiunti, un’estate calda, afosa, attraversata da brutte notizie. Cammini che si interrompono, fili che si spezzano di colpo. E poi amiche che di nuovo debbono confrontarsi con la malattia, ogni volta un colpo al cuore: “e se capitasse anche a me?” Quella parola “recidiva” che nessuna di noi vorrebbe sentir pronunciare, quella parola che non riusciamo nemmeno a pensare.
Ho atteso la ripresa della scuola con un senso di liberazione, sperando in un ritorno alla normalità, alla banalità della vita quotidiana, e alle sciocchezze delle classi e della sala insegnanti. E invece no, subito il primo giorno, la parola “recidiva” e una collega assente all’appello. Volevo urlare.
E dopo pochi giorni un’altra, qualcosa non va, non sappiamo ancora bene cosa, ma l’assenza intanto si prolunga. E tratteniamo il respiro.
In mezzo a tutto questo i miei controlli, fatti a fine agosto con tranquillità ma sempre con quel retropensiero nell’ltimo angolino della mente “e se..?”… e il nuovo radiologo troppo scrupoloso che ipotizza strane irregolarità negli esami, mi costringe a ripetere la lastra ai polmoni e mi regala un altro po’ di stress.
Ohm……… non c’è nessuna pratica rilassante che funzioni stavolta, è troppa la tensione intorno, e l’oncologa che non chiama e non mi conferma l’appuntamento. Il cup dice che non ho urgenza, è routine, e vuole darmelo a gennaio…. io a gennaio non ci sarei arrivata sana di mente con questi presupposti…. ohm….. alla fine l’oncologa chiama, va tutto bene ma mi vuole vedere. Appuntamento il 26 settembre, ritagliato tra altri, mi rendo conto che dovrò avere pazienza, ma due ore di ritardo e il suo brusco approccio non mi mettono di buon umore !
Alla fine va davvero tutto bene, e mi consiglia di distrarmi, fare qualcosa per me, rilassarmi, sono troppo tesa….. ma il pensiero di avere contribuito anche lei un pochino, ma solo un pochino al mio stress non la sfiora ?!? …..Ohm…..
Cinque anni, una vita
E così sono passati cinque anni. Cinque anni da quel maledetto 1° marzo in cui ho incontrato il fattore C. Cinque anni da quel 26 marzo che lo ha tolto dal mio corpo. Cinque anni da quel 24 aprile che mi ha tolto i linfonodi e lasciato una piccola invalidità al braccio sinistro. Cinque anni da quel 24 maggio in cui ho fatto la prima puntura di Enantone e ho abbandonato per sempre la mia vita fertile. Cinque anni da quel 19 luglio in cui ho iniziato 36 sedute di radioterapia. In tutti questi Cancer-versari pensavo che avrei scritto per parlarne, ma non sono riuscita perchè i miei anniversari si sono mischiati ad altri avvenimenti, alcuni dei quali tremendi: alcuni amici se ne sono andati stroncati da questo male, e la loro partenza mi ha mandato in pezzi, mi ha fatto sentire ingiustamente graziata da una sentenza comune…
Poi l’evento felice, mia figlia si è diplomata e anche questo mi ha riportato a quei giorni, mentre lei sosteneva l’esame di terza media, la prima prova della sua vita, e io iniziavo la cura col Tamox e cercavo di essere positiva dicendole che avremmo terminato insieme: io la cura e lei il liceo. E ora è partita, prima le capitali europee, ora il campeggio in montagna, e noi due a doverci reinventare una vita da soli, sempre genitori ma in modo diverso, meno presente.
Ed ora pare facile il futuro davanti, ma mi spaventa ogni giorno non dover prendere nessuna medicina, e il sonno perduto nelle smanie della menopausa indotta non l’ho mai più ritrovato, nè tranquillanti nè tisane riescono a riportarmelo indietro, così come non si possono riavere gli anni trascorsi.
Sento che questi cinque anni di cure hanno accelerato il ritmo che avrebbe avuto il mio invecchiare, a 47 anni ero nel pieno della forma e della forza fisica, che non ho più ritrovato, ed ero convinta che sarei invecchiata piano, come mia madre e mia nonna, belle sino a tarda età, forti ed energiche come io non sono mai stata.
Ma soprattutto non ho più ritrovato l’entusiasmo e l’energia vitale che avevo, e che ho speso in questa lotta, per non mollare di un millimetro nei confronti del male, per arrivare a questo traguardo. E c’è una cosa che non mi abbandonerà più e che prima non conoscevo: la paura. La paura che torni.
Ciao Anna
Se ne è andata Anna, Wide per i lettori del suo blog, una grande amica, una donna battagliera e ironica, che ha sfidato la malattia con le armi dell’intelligenza. Per il momento la malattia pare avere vinto, Anna non c’è più, non scriverà più le sue battute taglienti, non ci farà più partecipi della sua vita famigliare, della sua dolcezza di mamma. Ma Anna resterà sempre con noi, le sue parole continueranno a vivere in noi, a dare speranza, a mostrarci come si combatte con tranquilla fermezza. Anna è stata tra i fondatori di Oltreilcancro e tra le protagoniste di questa avventura bellissima di donne che si danno coraggio a vicenda raccontandosi sui blog, di questa piccola comunità aperta sul mondo . E’ la seconda, dopo Anna Lisa a lasciarci, e il dolore che tutte proviamo è davvero immenso, profondo. Voglio ricordarla con l’immagine di un luogo di grande pace dove siamo state entrambe a recuperare energie, scoprendo poi che avevamo mancato un incontro casuale per poche ore.
Ciao Anna, che la terra ti sia lieve.
A tutti voi
A tutti voi,
questa mattina alle otto e cinquanta Wide è morta. Poco prima Nina e Lilla l’hanno salutata con la canzoncina “Que se vengan los chicos”.
Obi
Si ri-comincia
Settembre per gli insegnanti è il mese del nuovo inizio di anno scolastico, nuovi incontri con studenti e colleghi, nuovi libri, a volte anche nuove aule.
Quest’anno per me è stata anche la tranquillità di sapere già a giugno che sarei tornata nella stessa scuola, per la prima volta mi sento un normale lavoratore che torna dopo le ferie al ”suo” posto, ah i miracoli del posto fisso!
Si ricominciano però anche i controlli del fattore C, a luglio c’erano dati un po’ strani nei fattori ormonali e il medico ha ritenuto di riavvicinare i controlli a tre mesi anzichè ai sei ai quali dopo tre anni mi ero abituata…. controlleremo anche la tiroide stavolta, forse c’entra qualcosa con le fortissime vampate che ancora mi affliggono 😦
E così andiamo avanti, mentre notizie di altre donne che conosco e che si scoprono malate di cancro mi giungono quasi ogni giorno, pare un’epidemia, e non consola il fatto che l’intera valle padana emiliana sia all’apice nella scoperta di nuovi casi ma anche nella cura.
E mentre si avvicina l’anniversario dell’addio ad Annastaccatolisa, non riesco a non essere inquieta….
Forever, Anastacia?
Oggi tutti i comemntatori di Facebook si sono scatenati sulla guarigione della cantante Anastacia dal cancro al seno, per la seconda volta in dieci anni, lei dice che stavolta è “forever”, per sempre.
Naturalmente auguro tutto il bene possibile a questa donna, che apprezzo per il suo talento e il suo coraggio, ma quel “per sempre” detto a cinque mesi dalla diagnosi, non a a cinque anni, mi pare troppo precipitoso.
Ancora più precipitoso mi pare il coro di lodi che lo accompagna, prima tra tutte quella della Fondazione Veronesi, che si è sbrigata a scrivere “Iniziamo la domenica con una bella notizia! #anastacia torna in scena, questa volta ha sconfitto per sempre il #tumore al seno. Siamo davvero felici per lei!”
Molte donne hanno subito commentato incredule e ci auguriamo che la persona incaricata di aggiornare le pagine della fondazione voglia approfondire notizia e dati prima di scrivere altre cose del genere: tutti sanno che prima di poter dichiarare una guarigione occorrono 5 anni, che si è “liberi da malattia”, ma non guariti, che se c’è stata una recidiva dopo 10 anni spesso vuol dire che si è geneticamente predisposte a questo tipo di tumore.
Come donne colpite da questa malattia esigiamo rispetto per la nostra lotta, per i nostri corpi feriti, per la nostra paura che tutto ricominci da capo e rifiutiamo le facili predizioni di guarigione legate alla notorietà dei personaggi dello spettacolo, quasi che per loro, tra tanti privilegi, ci sia anche quello della guarigione più rapida.
3 anni un’eternità
Sono passati tre anni.
Tre anni da quel Marzo crudele nel quale sono prima sprofondata nel terrore, anzi panico, e poi, lentamente, dopo le operazioni e l’inizio delle cure, ho ripreso a vivere. Dopo tre anni si può tentare un bilancio di questa esperienza, credo: prima di tutto debbo ammettere che la mia vita è cambiata, davvero, e che non è solo retorica quando si afferma che la malattia ti cambia. Nel 2010 vivevo un po’ di corsa, facevo molte cose, senza in realtà decidere mai cosa fosse più importante, prioritario, rispetto al resto. Scuola, università, ricerca, politica, famiglia, amici, ma cosa veniva prima? Di colpo il fattore C ha posto la Mia Vita al primo posto, ha spazzato via ogni altra preoccupazione. Prima la salute, si dice, ed è vero.
Riguardando a quei giorni, settimane, mesi, del 2010, vedo una me che pur di non darla vinta alla malattia mi attaccavo a tutto: mi sono fatta dimettere mezza giornata prima per poter votare per le elezioni regionali (l’ospedale era fuori regione), cosa che non è in sè importantissima, ma che allora mi parve indispensabile; il giorno prima del secondo intervento andai a terminare la ricerca per un saggio che stavo scrivendo, perchè temevo che non avrei più potuto finirlo, “dopo”, e uscita dalla biblioteca mi comprai il pigiama per l’ospedale…
Del tutto indipendentemente dalla malattia, o forse a causa della stanchezza, della preoccupazione, a fine maggio mi ruppi un piede (i miei 4 lettori lo sanno bene, sf…a!) e, armata di sedia a rotelle prima e poi di stampelle, mi sono fatta tutti gli esami di terza media, come non potessi mettermi in malattia come tutti! Appena tolto il gesso, ancora dolorante e in preda agli effetti delle cure ormonali, ho ritardato la radioterapia ma non ho rinunciato a un viaggio a Bruxelles coi ragazzi, dal quale sono tornata fisicamente distrutta ma felice.
Oggi mi chiedo il perchè di quest’ansia di vita, e non basta dire che temevo di non poter più fare tante cose, era forse per non fermarmi a pensare, a prendere in mano la situazione, a rifletetre su quel che stava succedendo.
Poi i due anni di punture, i tre di menopausa indotta (ebbene si, ora è terminata!), le vampate, la stanchezza, l’astenia, l’insonnia. Il cambio definitivo di lavoro, la scelta della scuola per intero, il riconoscimento dell’invalidità a causa dello svuotamento. Oggi la mia vita è molto diversa da tre anni fa, non ho mai passato tanto tempo in casa, a riposare, a cucinare, a fare giardinaggio. Tutto ha assunto una dimensione diversa, relativa, sento che la cosa importante è stare bene, prima di tutto con me stessa, con la mia famiglia e il Grande Baffo, occupandomi del mio piccolo mondo: la casa, la scuola, la comunità in cui vivo. “Répondit enfin Candide: il faut cultiver notre jardin” (Voltaire).