Casi semplici e complicati

Da quando negli ultimi  post che ho scritto ho parlato dell supposta “semplicità” del mio caso clinico a fronte di altre tipologie di tumore al seno, e del fatto che mi venga ripetuto dai medici che mi visitano, credo in buona fede, per tranquillizzarmi, ci sono state diverse reazioni di lettrici e di amiche alle quali credo di dovere una spiegazione.

Vi assicuro che questa frasetta “è un caso semplice” o “lineare” anzichè rassicurarmi mi inquieta un po’ perchè sembra che mentre la pronunciano sminuiscano ciò che è stata per me l’esperienza del tumore, riducendolo ad un banale raffreddore. E al tempo stesso mi fanno sentire in colpa verso le persone che vedo in sala d’attesa o sulle poltrone della chemio e che non hanno l’aria di quelli che dopo la visita andranno a farsi pizza e birra come me!

Mi rendo conto di essere stata abbastanza fortunata, ma non tutto è attribuibile al caso o alla fortuna (ai quali, sempre per inciso, non credo affatto): mi sono accorta della presenza del nodulo sentendolo io stessa, con l’autopalpazione, che ho sempre eseguito abbastanza spesso, ed era ancora abbastanza piccolo da non aver potuto fare troppi danni. Mi ha confortato anche il fatto che, se io non lo avessi individuato, lo avrebbe trovato comunque la mammografia che era già in programma poco tempo dopo, poichè rientro nello screening della regione. Perciò il bastardo non avrebbe avuto scampo.

Tuttavia, e nonostante i numerosi esempi di guarigioni complete che ho sotto gli occhi anche quotidianamente, la paura e l’inquietudine rimangono tutte e sono comprese veramente solo da chi ha avuto la stessa esperienza: per un momento l’ala fredda della morte ci ha sfiorato il volto mentre un lungo brivido ci ha percorse, e questa sensazione, casi semplici o no, è ciò che rimane addosso come una seconda pelle dopo aver affrontato un cancro.

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7 pensieri su “Casi semplici e complicati

  1. utente anonimo

    la tua rabbia è pienamente giustificata: non esiste un cancro semplice o uno difficile, esiste il cancro che si individualizza e si declina sulla persona.
    é l'esperienza cancro che passa sulla pelle di tutte noi e che ci porta con una estrema difficoltà alla ricerca dell'adattamento alla nuova vita. Perchè la vita non è più quella di prima.
    Penso sempre che i miei colleghi dovrebbero riPASSARSI LA FILOSOFIA E LE TECNICHE DI COMUNICAZIONE: esiste l'unicità dell'uomo e l'unicità dell'istologico.Ed esiste l'uso umano e corretto della parola senza svalorizzare un'esperienza che è stata devastante. Un abbraccio. margherita

  2. Credo che nessuna di noi abbia sottovalutato la tua esperienza solo perchè i medici l'hanno definita un caso "semplice". Semplice o no, e che questo sia vero o no, si tratta di una esperienza che ti segna fortemente, che ti fa conoscere paure e inquietudini che gli altri ignorano. MA che ti fa anche apprezzare la vita con più intensità. Per me almeno è stato così.
    un abbraccio
    Vale

  3. mah guarda, se può consolarti, pure a me a volte mi trattano come se avessi semplicemente che so, un'allergia. chi vuol capire capisce, a volte c'è chi proprio non può perché non ha sufficiente sensibilità/intelligenza, ma penso che qui ti capiamo tutte e che a volte tra di noi cerchiamo solo di alleggerirci. ma facciamo parte di un club esclusivo, ahimé, tutte, in un modo o nell'altro…

  4. utente anonimo

    Secondo me Margherita ha fatto centro, dal momento che viene pronunciata la parola cancro………."esiste l'unicità dell'uomo e l'unicità dell'istologico" ….. e "la vita non è più quella di prima"…… e mi pare che lo possiamo sostenere tutte per esperienza diretta.
    Un abbraccio a tutte
    Angela

  5. Sono totalmente d'accordo con ziacris: il tumore è tumore, chiamarlo semplice e comportarsi come se fosse una cosa superficiale non è giusto. Già solo il momento in cui ci viene detto che abbiamo il cancro … beh penso che nessuna di noi potrà dimenticarlo in ogni istante della vita…condiziona fortemente tutto ciò che verrà di lì in poi.

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